costa occidentale della Sardegna compresa tra Bosa e il golfo di Oristano è di una bellezza sconvolgente, di suggestioni inaspettate, di paesaggi che mutano repentinamente man mano che si procede verso sud lungo quello che senza dubbio è anche il litorale più selvaggio e incontaminato di tutta la Sardegna.
Cumpoltittu, S’Abba Druche e Cane Malu
Chiunque si trovi a bordo di un auto in direzione sud provenendo da Alghero in direzione Bosa, è senza dubbio una persona fortunata. La strada provinciale 49 Bosa-Alghero è infatti una delle strade panoramiche più belle di tutta la Sardegna. I piccoli fazzoletti di terra coltivati strenuamente a Malvasia, eccellenza del territorio di Bosa, le colline che digradano dolcemente verso le coste, che da qui si celano alla vista, minuscole e appartate. Superato capo Marargiu la strada si avvicina un poco al mare, permettendo di raggiungere la spiaggia di porto Marargiu, la costa di Tentizzos con Sa Punta Lada, la spiaggia di Torre Argentina e cala Sa Codulera. Oltre un minuscolo promontorio si apre la piccola rada di Cumpoltittu, una delle più note della Sardegna.
Sabbia chiara tropicale, il mare trasparente e calcarei scogli piatti in mezzo ai quali prendere il sole, completamente libera. La si raggiunge da un breve sentiero che collega la costa a un comodo parcheggio, che d’estate tende ad affollarsi. A breve distanza si apre anche la caletta sabbiosa di S’Abba Druche (acqua dolce), cala Rapana, cala ‘e Moro, fino alla piscina naturale di Cane Malu, uno specchio di acqua turchese protetta da alti bordi rocciosi di un bianco quasi accecante, levigati dal vento e dal mare, dove tuffarsi può diventare un vero e proprio sogno a occhi aperti. Da qui si apre un bel panorama sulla foce del fiume Temo e il lungo litorale sabbioso di Bosa Marina, con l’antico torrione a guardia del porticciolo. Inutile dire che una brevissima visita al centro storico di Bosa, a 2,5 km dalla marina, è quasi doverosa.
Spiaggia santa Caterina di Pittinuri, S’Archittu e Is Arenas sardegna
Bosa la costa comincia a farsi molto frastagliata e selvaggia, ricca di spaccature dalle quali i piccoli corsi d’acqua dolce dell’entroterra sfociano nel mare, a eccezione degli arenili poco affollati di Turas, con la sua sabbia grigio chiaro e il mare verde e cristallino, e di Porto Alabe, nei pressi di Tresnuraghes, una lunga distesa di sabbia rosa incorniciata dalle rias, colline vulcaniche che digradano dolcemente nel mare. La strada supera poi la piccola caletta sotto alla suggestiva torre Columbargia, protesa sul mare dal suo minuscolo promontorio, le calette di Corona Niedda di fronte agli omonimi scogli, la solitaria torre costiera di Ischia Ruggia e la minuscola caletta rocciosa detta dello Scoglio Rosso.
Lo spaesamento è totale. La zona è incontaminata, selvaggia e frastagliata, non si incontrano strutture umane, tutto è natura. Punta Foghe nasconde la foce di un piccolo fiume, le rocce si alzano sulla costa, si aprono cascate, come quella di Punta Alfonso, per culminare nel paesaggio lunare di Capu Nieddu, con le sue scogliere, un’antica torre costiera e un’altra cascata. Qui nell’entroterra, a pochissimi km, si trovano due nuraghi, Longu e Badu Campana, a testimoniare l’antica presenza umana nell’area. Superato Capu Nieddu si apre l’insolito litorale di Santa Caterina di Pittinuri, tra i più conosciuti della Sardegna, caratterizzato dalle alte scogliere bianche che s’interrompono come antichi bastioni poco prima del mare, lasciando spazio per una stretta striscia di sabbia fine, ora dorata ora rossastra, punteggiata da enormi massi.
Il mare azzurro è accessibile da piccole calette, come Su Riu de Sa Ide, Sa ‘Olta Niedda con la suggestiva insenatura della Punta e il suo torrione costiero, Cagaragas. Gli ammassi di roccia calcarea, che sembrano quasi spalmati verso l’acqua giungono fino allo scoglio del Genovese, oltre il quale si apre una delle spiagge più suggestive di tutta la Sardegna: S’Archittu. La spiaggetta dell’Arco e la sua riservata insenatura è nota appunto per la particolare conformazione rocciosa a forma di arco, composto da millenari sedimenti di gusci marini, che inquadra il mare aperto dalla parte opposta. L’arenile di sabbia color ocra scuro si estende poi al di fuori dell’insenatura per procedere verso sud, con le sue acque azzurre e blu cobalto, fino al singolare promontorio della Balena e della torre del Pozzo, il quale deve il suo nome proprio al fatto di assomigliare alla coda di una balena.
Oltre il breve istmo di terra che corrisponde al punto in cui la coda si congiunge al corpo si trova la stretta insenatura di Sa Capanna, prima che la costa si apra sul lunghissimo arenile sabbioso di Is Arenas, tra le più celebri di tutta la Sardegna. Alle sue spalle, una sconfinata pineta mediterranea, punteggiata da numerosi reperti archeologici e chiusa a sud dallo stagno di Is Benas, protegge questa meravigliosa spiaggia rossa e dorata lunga ben 6 km che si affaccia su un mare verde e cristallino. Frequentata anche dagli amanti del wind surf, la spiaggia di Is Arenas, data la sua ampiezza, concede anche qualche comodità in più, come ad esempio alcuni bar, chioschi, strutture ricettive per fare camping e sportive.
Sa Mesa Longa, Putzu Idu e S’Arena Scoada
Is Arenas non è soltanto una delle spiagge più famose della Sardegna, ma è un vero e proprio spartiacque tra la costa frastagliata e selvaggia che ci siamo appena lasciati alle spalle e il suggestivo litorale che delimita la grande penisola del Sinis, dove la wilderness sarda assume senza dubbio tutt’altre caratteristiche. L’arcigno promontorio roccioso di capo Mannu è infatti l’ultimo baluardo naturale che ripara e introduce al territorio piatto e lunare del Sinis. Oltre la torre di Scab’e Sai, che chiude idealmente la sterminata spiaggia di Is Arenas, scendiamo per le calette di Scala ‘e Sali fino al dolce litorale bianco di Crastu Biancu, Rocca Tunda, Sa Marigosa con alle spalle l’omonimo stagno, risalire la punta di fronte all’isola de Sa Tonnara con la spiaggia di Su Pallosu e la sua colonia felina, unica in tutta la Sardegna, e ridiscendere dall’altra parte, nella pace senza tempo di una delle spiagge più rinomate di tutta l’isola: Sa Mesa Longa.
La sabbia dorata di Sa Mesa Longa è bagnata da fondali profondi di un verde cristallino, con al centro un ampio isolotto circolare, mentre alle spalle alte dune sabbiose separano il litorale dall’entroterra. Sa Mesa Longa è una delle poche spiagge di tutta la Sardegna ad essere completamente al riparo dal Maestrale, che sa essere davvero fastidioso. Oltre la spiaggia di Sa Mesa Longa si aprono le suggestive scogliere di Capo Mannu, le cui rocce frastagliate si punteggiano di alcune torri solitarie, del faro omonimo, per poi scendere di nuovo a sud verso una serie di calette appartate e completamente vergini, come cala dei Tedeschi, cala di Matta ‘e Sa Figu fino alle roccette di capo Mandriole e il mini Capo, oltre al quale si apre l’ampio di Porto Mandriole, con il suo litorale cittadino e la celebre spiaggia di Putzu Idu, con il suo contesto naturale unico per la presenza alle spalle di Sa Salina Manna. La sabbia finissima, il fondale basso e la presenza di lidi attrezzati e numerosi servizi la rendono adatta anche alle famiglie.
Da Porto Mandriole è possibile effettuare anche piacevoli escursioni in barca verso l’incontaminata isola di Mal di Ventre per andare alla scoperta delle sue selvagge spiaggette, veri paradisi naturali sabbiosi e incontaminati, dove poter stare a contatto diretto con la natura, a tu per tu con tortore, gabbiani, cormorani; con il mare turchese e completamente trasparente, ideale per fare snorkeling. Ritornati a terra e proseguendo verso sud lungo la costa, si apre il bel litorale di S’Arena Scoada incorniciato alle spalle dall’ampio stagno di Sale ‘e Porcus, di un bianco abbacinante, e chiuso in fondo dallo sperone roccioso di punta S’Ancùdina la cui forma ricorda proprio un incudine. La costa ricomincia a spezzarsi in ammassi di scogli e conformazioni rocciose affilate, alte sulla superficie dell’acqua, come le falesie di Roia de Su Càntaru e di Su Tingiosu, oltre le quali si aprono le selezione spiagge di capo Sa Sturaggia e Portu S’Uedda. Oltre comincia il Sinis con le sue distese di minuscoli cristalli di quarzo multicolore.
Spiaggia Mari Ermi Is Arutas e la caletta sotto al faro di Capo San Marco oristano
Davanti agli occhi la terra si fa rossa e arroventata, la vegetazione si arricchisce di palme e di visioni nordafricane. L’aria si satura tingendosi degli stessi riflessi ambrati della Vernaccia di Oristano. La penisola del Sinis custodisce alcune delle spiagge più belle della Sardegna, con i loro minuscoli frammenti di quarzo multicolori, preziosi e fragili, e la calma piatta di queste acque, che permettono ben più di una vacanza bensì una rinascita completa. La prima spiaggia ad accoglierci è il lunghissimo litorale di quarzo bianco e alla finissima ocra di Mari Ermi, con i suoi piccoli stagni alle spalle e il mare turchese di fronte, placido e quasi commovente. I fondali diventano profondi con dolcezza e invitano a ben più di un bagno.
Davvero uno dei gioielli di Sardegna, degna introduzione di quella che nell’immaginario collettivo e fotografico degli ultimi anni è diventata la spiaggia più famosa della Sardegna, e cioè Is Arutas. Piccoli granelli di quarzo tondeggianti e le loro innumerevoli sfumature di colore tra rosa, verde chiaro e bianco. Amata dai surfisti e dagli amanti dello snorkeling, la lunga spiaggia di Is Arutas è davvero un sogno a occhi aperti. La capacità di apprezzarla, però, deve per forza andare di pari passo con la capacità di rispettarla e preservarla, per far sì che possa donare giornate da sogno anche tra qualche decennio. Il suo particolare e prezioso fondale è infatti molto delicato. Se non si ferma una volta per tutte la bruttissima abitudine, aumentata negli ultimi anni, di portare via la meravigliosa sabbia di Is Arutas non si rischia soltanto che venga chiusa al pubblico, ma che sparisca per sempre, provocando danni irreparabili.
Superata Is Arutas si aprono altre piccole spiagge come Su Crastu Biancu, S’ungroni ‘e Sa Palla, Corrìghias, S’Archeddu ‘e Sa Canna, Su Zinnibiri e, per concludere, la spiaggia di Maimoni, con alle spalle un antico pozzo nuragico. Tutte queste spiagge si caratterizzano per lo stesso tipo di fondale di Mari Ermi e Is Arutas. Lunghi litorali di cristallo di quarzo bianchissimo dalle sfumature colorate protetti alle spalle da dune ricoperte di scarna vegetazione mediterranea. Il Sinis più selvaggio e autentico. Oltre punta Maimoni si trova poi la spiaggia di Caogheddas e l’oasi naturalistica di Seu, che comprende un relitto in parte sommerso e in parte ancora arenata sul litorale, un’antico torrione difensivo e una piccola spiaggia rocciosa. La penisola del Sinis prosegue verso sud con un lunghissimo litorale sabbioso che comprende le spiagge di Funtana Meiga, quella del Conte e quella di San Giovanni di Sinis.
La roccia occupa di nuovo il sottile istmo di terra che si prolunga verso capo San Marco, dove sorgono i resti dell’antica città di Tharros, fondata dai Fenici intorno all’VIII secolo a.C. nei pressi di un villaggio nuragico molto più antico, chiamato Su Muru Mannu, risalente all’età del Bronzo. L’altro gioiello del Sinis, dopo Is Arutas, è senza dubbio Tharros, la cui testimonianza ci porta alle origini della Sardegna e alla sua millenaria storia. Superata l’area archeologica dominata dall’alto dalla torre costiera di San Giovanni si allunga l’istmo di San Giovanni di Sinis, con la spiaggia di capo San Marco e, proprio sotto al faro al limite estremo della penisola, la suggestiva caletta sottostante, tra le spiagge della Sardegna protette dal maestrale.
Spiaggia Torregrande
Risalire la penisola del Sinis significa perdersi tra strade sperdute e polverose costeggiate di palme. D’un tratto al proprio fianco si aprono le immense distese d’acqua del golfo di Oristano, della laguna di Mistras e poi lo stagno di Cabras. Gli amanti delle atmosfere da Far West devono per forza fermarsi a passeggiare lungo le uniche due vie del solitario borgo di San Salvatore di Sinis con le sue casette tradizionali e alcune donne sedute fuori dagli usci, prima di dirigersi in direzione Cabras e di Oristano. A Cabras merita una sosta il museo Civico Archeologico “Giovanni Marongiu” che espone i celebri giganti guerrieri ritrovati nella vicina area archeologica di Mont’e Prama, considerata una delle più importanti del Mediterraneo.
Sulla costa a sud di Cabras si apre poi la Marina di Oristano e la spiaggia, in parte attrezzata, di Torregrande, separata dal lunghissimo litorale di Abbarossa e di Arborea, che abbraccia gran parte del golfo di Oristano, dalla foce del fiume Tirso e dallo stagno di Santa Giusta, celebre per la bellissima basilica romanica. Il litorale del golfo di Oristano si chiude a sud con la spiaggia di Sassu e, in fondo, con il porticciolo di Marceddi, il suo vasto stagno, la torre vecchia e infine il pozzo nuragico e punico di Orri.